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Cappuccini vittoriani e tg idioti.

17 Ago

In attesa di riprendere i pieni ritmi della vita lavorativa, mi godo in queste giornate quei piccoli rituali quotidiani che, per quanto preziosi, tendo sempre a strapazzare in periodi non vacanzieri. Tra questi, vi è innanzitutto la colazione, forse il “pasto” della giornata che più preferisco in assoluto. Della colazione mi piace non solo il suo essere “benzina” senza cui non potrei completamente svegliarmi, ma anche gli odori morbidi e accoglienti, il colore bianco del latte e il nero odoroso del caffè, le piramidi di biscotti da intingere o mangiare “alla crudele”. In genere mando giù un cappuccino bollente e mangio un biscotto volante così, giusto per metter qualcosa nello stomaco, ma le vacanze mi permettono di riconquistare il tempo lento e di lasciarmi andare ai ricordi.

Perché la colazione, per me, è una sorta di momento-portale puntato verso la mia infanzia, quando questo rituale mattutino era accompagnato dai “cartoni animati” che trasmettevano in TV, quasi sempre giapponesi, quasi sempre bellissimi, soprattutto se confrontati a molti di quelli attuali. Da piccola ero una divoratrice di cartoon e posso dire di esser cresciuta con alcune delle serie più belle che siano giunte in Italia: Lady Oscar, I Cavalieri dello Zodiaco, Ken il Guerriero, Georgie, Pollon (quest’ultimo era un appuntamento fisso della mattina e la sigla di chiusura segnava, inevitabilmente, l’ora di muoversi per andare a scuola). Erano serie lunghe, dalle storie complesse e dai personaggi ben caratterizzati; serie che avevano lo stesso fascino di un romanzo dalle molte pagine e i continui colpi di scena e che, pur pesantemente censurate e rimaneggiate qui in Italia, avevano il pregio di poter essere viste e apprezzate dal pubblico di qualsiasi età, senza essere pesantemente legate ad un’attività di merchandising (come lo sono, invece, molte delle serie che oggi propinano a bambini e adolescenti).

Pensavo  che questo tipo di “cartoni animati”, che questo tipo di storie, non passassero più per la TV generalista, e invece in questi giorni, mentre mi dilungavo nel riscoperto rituale della colazione, ho trovato questa piccola perla: Emma, una storia romantica (Victorian Romance Emma). Per il momento ho visto solo qualche puntata, bastante a farmi capire la trama nel suo complesso (la storia d’amore, ovviamente tormentata e impossibile, tra una cameriera intelligente e sensibile e un nobile di valore nell’Inghilterra ottocentesca) e a farmi catapultare su internet per saperne di più sul manga e la sua autrice, Kaoru Mori. Quello che più mi ha colpito di quest’opera, al di là del fascino che sempre suscitano l’ambientazione vittoriana e le tormentate storie d’amore, è proprio l’aver rivisto in TV, in quella stessa TV che castra i migliori cartoon per lasciare via libera ad orrori di infimo livello, un cartone animato bello come quelli che vedevo durante la mia infanzia. I disegni, malgrado una certa legnosità e la somiglianza dei visi tra i vari personaggi, sono molto gradevoli e l’ambientazione mi sembra davvero ben curata; i personaggi, in particolare, non sono figurine senz’anima, buoni solo per esser trasformati in giocattoli, ma hanno un loro “corpo morale” e una loro personalità. In Emma mi è sembrato di rivedere i personaggi femminili della mia infanzia, belle e forti, inserite in un universo ostile e maschilista ma mai arrendevoli e sottomesse. E la cosa, tra un cappuccino e l’altro, mi ha sorpreso non poco, considerato che, appena poche ore più tardi, un TG di quella stessa emittente indugiava sul successo mediatico ed economico ottenuto da una giovane e disinibita minorenne. Ciò che servirebbe realmente a questa TV deficiente sono, forse, più cartoni animati fatti bene e meno TG idioti.

Emma – A Victorian Romance, di Kaoru Mori